Un metodo per prevedere nella sclerosi multipla remissioni e recidive

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 27 maggio 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Introducendo la recensione di uno studio che aveva acquisito un nuovo elemento nella fisiopatologia della sclerosi multipla, lo scorso anno scrivevo:

“La sclerosi multipla, malattia caratterizzata da perdita di mielina oligodendrocitica per lesioni focali demielinizzanti che evolvono in placche cicatriziali astrogliali diffuse nella sostanza bianca del sistema nervoso centrale, con una prevalenza di 1:1000 abitanti nei paesi del mondo occidentale, è la malattia neurologica più comune nei giovani adulti, diagnosticati spesso fra i 20 e 40 anni di età[1]. L’incidenza è maggiore nella donna con un rapporto di 2:1 o 3:1[2]. Esordendo spesso con un andamento recidivante/remittente, può evolvere nella forma secondariamente progressiva, e solo in una percentuale minore di casi (10-20%) decorrere fin dall’inizio come progressiva. La patogenesi infiammatoria cronica con un’importante componente autoimmune è stata oggetto di una mole considerevole di studi, sui quali si basa l’esteso capitolo dell’immunopatologia di questa malattia demielinizzante”[3]. Poi, nell’articolo scritto in collaborazione con il presidente della nostra società scientifica, si specifica:

“Clinicamente la sclerosi multipla è distinta in 5 forme principali: la remittente-recidivante, che è la più frequente, la forma secondariamente progressiva, quella più rara che assume subito andamento progressivo, la forma acuta[4] e, infine, la sclerosi cerebrale diffusa[5]. Il sintomo iniziale in circa la metà dei pazienti è costituito da debolezza o torpore in un arto o due: all’esame neurologico spesso il paziente riferisce sintomi ad un solo arto ma si rilevano deficit, quali un Babinski positivo, anche nell’arto controlaterale. Sono avvertite parestesie e sensazioni di avere il tronco o un arto stretto da una fascia, verosimilmente per interessamento delle colonne posteriori del midollo spinale. L’esame dei riflessi tendinei inizialmente evidenzia ritardo di risposta che tende a mutare in iperattività. In generale, le manifestazioni sintomatologiche variano secondo un’ampia gamma di intensità, potendo essere sfumate o configurare vere e proprie paraparesi spastiche o atassiche. In vari casi l’emergenza clinica assume il profilo di una delle seguenti sindromi: 1) neurite ottica; 2) mielite trasversa; 3) atassia cerebellare; 4) sindromi del tronco encefalico (vertigine, disartria, diplopia, dolore o torpore faciale)”[6].

La forma remittente-recidivante è in generale, e in particolare nella realtà clinica italiana, di gran lunga la più frequente e dunque quella maggiormente osservata; tuttavia, nonostante un grande impegno della ricerca, non si dispone attualmente di criteri e metodi affidabili per prevedere l’occorrenza delle recidive e il verificarsi delle remissioni. Antoine Philippe Fournier e colleghi hanno elaborato una tecnica basata sulla metodica della risonanza magnetica nucleare (MRI, da magnetic resonance imaging) che consente di prevedere le riaccensioni del processo patologico e le guarigioni temporanee in un classico modello sperimentale della malattia.

(Fournier A. P., et al. Prediction of disease activity in models of multiple sclerosis by molecular magnetic resonance imaging of P-selectin. Proceedings of the National Academy of Sciences USA - Epub ahead of print doi:10.1073/pnas.1619424114, 2017).

La provenienza degli autori è la seguente: Normandie University, Unicaen, INSERM, Physiopathology and Imaging of Neurological Disorders, Caen (Francia); CHU Caen, Department of Neurology, Department of Clinical ResearchCHU, Côte de Nacre, Caen (Francia).

Una grande varietà di stimoli ed eventi che sono stati registrati immediatamente prima del ritorno dei sintomi è stata ritenuta responsabile e valutata per il ruolo di fattore precipitante, ma solo una minoranza ha ricevuto conferma come elemento realmente in grado di indurre la riattivazione del processo patologico. I fattori accertati più comuni sono le infezioni, i traumi e la gravidanza.

Sulle infezioni, sebbene la stima del rischio vari molto da studio a studio, vi è un’ampia documentazione di nesso causale; in proposito, nell’Adams e Victor’s si citano due casi di herpes genitale a localizzazione labiale: ad ogni ritorno delle lesioni erpetiche si avevano sistematiche riacutizzazioni o recidive della malattia demielinizzante[7]. Per i traumi, il ruolo di fattore precipitante è molto più difficile da provare. In uno studio prospettico, condotto da Sibley e colleghi su 170 pazienti affetti da sclerosi multipla per una durata media di 5 anni con numerosissimi episodi traumatici registrati, se si eccettuano due casi probabili di incidente elettrico, non è stato rilevato alcun rapporto fra traumi e recidive o riacutizzazioni[8].

La gravidanza meriterebbe una trattazione a parte, che esula dai limiti di questa esposizione: se è stata annoverata fra i possibili fattori precipitanti una recidiva, questo deve essere inteso solo nel suo istaurarsi. Il periodo gestazionale è infatti tipicamente associato a stabilità clinica e a documentati miglioramenti delle pazienti affette da sclerosi multipla, come d’altra parte accade con numerose altre patologie autoimmuni. Uno studio condotto su 269 donne con sclerosi multipla in gravidanza, nel quale si era stabilita una frequenza di recidiva di 0.7 per donna all’anno prima della gestazione, si è registrato un calo a 0.5 nel primo trimestre, a 0.6 nel secondo e 0.2 nel terzo[9].

Anche se sono state valutate nuove strategie per rilevare la fase di attività della malattia in assenza di evidenti segni clinici, per migliorare la sensibilità nell’accertamento precoce e nel controllo dell’andamento del processo patologico, nessun nuovo metodo è stato di recente introdotto nella pratica clinica.

La diagnosi e il monitoraggio dell’evoluzione della sclerosi multipla, pur utilizzando criteri clinici, si basano soprattutto sui rilievi morfologici ottenuti mediante MRI, pertanto il metodo messo a punto da Fournier e colleghi può essere adottato senza modificare lo schema dei protocolli attualmente in uso. In particolare, l’équipe francese ha dimostrato che la risonanza magnetica nucleare, con target molecolare costituito dalla molecola di adesione endoteliale P-selectina, rivela gli eventi patologici che hanno luogo nel midollo spinale di topi affetti dalla forma remittente-recidivante dell’encefalomielite autoimmune sperimentale, ossia il modello più impiegato nella ricerca su questa malattia. Mediante questo approccio è possibile avere un follow-up spazio-temporale del decorso della patologia in rapporto alle manifestazioni cliniche.

La sperimentazione ha dimostrato che, con la tecnica della P-selectina applicata alla MRI, è possibile prevedere le recidive nei topi asintomatici e le remissioni nei topi sintomatici.

L’adozione della tecnica molecolare della P-selectina nella metodica della MRI di impiego clinico, con ogni probabilità potrà migliorare la diagnosi, il monitoraggio del trattamento e la gestione dei cicli di riaccensione/quiescenza nei pazienti affetti da sclerosi multipla remittente-recidivante, fornendo elementi informativi inaccessibili con la metodica standard.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

Diane Richmond

BM&L-27 maggio 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

_____________________________________________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 

 

 

 

 



[1] Cfr. Bradl M. & Lassmann H., Multiple Sclerosis, in Neuroglia (Kettenmann & Ransom, eds), p. 785, Oxford University Press, New York (USA), 2013.

[2] Per la ratio 2:1, v. Cfr. Bradl M. & Lassmann H., op. cit., ibidem.; per la ratio 3:1, v. Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 917, McGraw Hill, 2014.

[3] Note e Notizie 06-02-16 Nella sclerosi multipla un sorprendente comportamento delle cellule NK.

[4] Malattia di Marburg e sclerosi multipla tumefattiva.

[5] Malattia di Schilder e sclerosi concentrica di Balo.

[6] Note e Notizie 11-06-16 Trovata la prima mutazione che spiega la sclerosi multipla. Si suggerisce la lettura di questo testo a tutti coloro che non l’abbiano già letto.

[7] Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 925, McGraw Hill, 2014.

[8] Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 926.

[9] Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 930.